JOHN RENBOURN, GUITAR WORKS. LIBRO CON CD
LIBRO DI MUSICA CON CD.
SPARTITI PER CHITARRA CLASSICA E ACUSTICA.
PENTAGRAMMA.
Autore: John Renbourn
Revisore: Marco Rossetti
Pagine: 96
Formato: libro + CD
Prezzo: € 20,99
breve descrizione.
Quattordici composizioni di John Renbourn per chitarra classica o acustica, con cd allegato contenente le relative registrazioni dei brani: Palermo Snow, Silver Street, Ladye Nothynge's Toye Puffe, Under the Sunbow, Arc et Senans, No Money down, The Hermit, New Judy, Luke's Little Summer, Pavan d'Aragon, Bicycle Tune, The Black Balloon, Lady Goes to Church, Luckett Sunday.
Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Presentation . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Preface . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Note introduttive alle composizioni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Introductory notes for compositions. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1. Palermo snow. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2. sIlver street . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3. ladye nothynge’s toye Puffe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4. Under the sunbow. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5. arc et senans . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6. no money Down . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
7. The Hermit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8. new Judy. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
9. Luke’s lIttle summer. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
10. Pavan D’aragon. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
11. Bicycle tune . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
12. The Black Balloon. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
13. Lady Goes to Church. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
14. Luckett sunday. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Appendice I: Varianti Alternative / Appendix I: Alternative Readings. . . . . . . . . . . . . . . . . .
Appendice II: Tavola dei Simboli / Appendix II: Table of Symbols . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Biografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Biography . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Contenuti del CD / CD Contents . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Presentazione
Nell’estate del 2006, quando è venuto a salutarmi ad un concerto su una collina fuori
Poggio Nativo, Marco è apparso come un vecchio amico. E in un certo senso lo era. Almeno,
ai tempi del Folkstudio, eravamo usciti a bere qualcosa insieme a Trastevere, e sicuramente
avevamo degli amici in comune.
Da allora, e senza dubbio anche prima, la musica è la sua vita e l’ha condotto a conseguire
il diploma di chitarra con il massimo dei voti presso lo storico Conservatorio “S. Cecilia” di
Roma.
Quel giorno mi ha chiesto cosa pensassi in merito alla preparazione di un’antologia di
alcuni miei brani in una apposita versione per chitarra classica e di considerare la possibilità
di pubblicare le trascrizioni con CD allegato. Anche se vaga, sembrava essere una buona
idea. Così, più tardi, seduti nella sua cucina, abbiamo ricordato i vecchi tempi e Marco ha
suonato. Lì per lì quel “sembrava essere una buona idea” è diventata “un’idea meravigliosa”
– senza esitazione alcuna.
Quando ascoltavo Marco suonare i miei brani, era come se li sentissi per la prima volta. È
stata una notte che ricorderò a lungo. Il tempo si era fermato – entrambi siamo rimasti molto
sorpresi quando ci siamo accorti che era spuntata l’alba ed il sole splendeva.
Ebbene, è così che tutto è cominciato. Il seguito è stato molto diverso – scambi a lunga
distanza, visite di lavoro, ore ed ore di revisione meticolosa – non dico senza sosta, ma il
progetto è stato costantemente presente negli ultimi sei anni – ed il mio entusiasmo che mi
spingeva a creare brani nuovi e a revisionare ed ampliare quelli vecchi, non ha certo reso le
cose più facili.
Tutto sommato, quell’idea iniziale è diventata una specie di missione, una missione senza
una meta precisa. Ma ora, finalmente, le trascrizioni sono finite, la registrazione è stata
completata, e Faber e Volontè & Co ci hanno dato un rifugio gradito. Un aiuto è arrivato
lungo il percorso da più parti, e devo ringraziare tanti. A Marco però la mia gratitudine va
ben oltre la mia capacità di esprimerla a parole. “All My Dreams” si avvicina.
Ora possiamo andare a pescare.
John Renbourn
Scottish Borders, agosto 2012
Prefazione
Sono sempre stato affascinato dall’idea di dedicare alla figura di John Renbourn un’opera per chitarra che
costituisse un doveroso omaggio ad un compositore di fondamentale importanza nel mio percorso artistico-culturale.
Erano gli anni Ottanta quando, appena ventenne, lo incontravo al Folkstudio di Roma e per me, come per tanti
giovani musicisti che amavano profondamente la chitarra, egli rappresentava un punto di riferimento significativo, uno stimolo alla creatività, un modello da seguire: un mito. Quello che più mi colpiva era l’eclettismo della sua arte e la complessità del suo pensiero creativo: restavo incantato dalla capacità di mescolare con genialità, raffinatezza ed originalità generi apparentemente assai diversi, fondendoli, con sorprendente naturalezza, in uno stile unico e personalissimo. Il suo linguaggio musicale mostrava anche un notevole livello di difficoltà esecutiva, al punto che noi giovani chitarristi ci sentivamo fortemente motivati a migliorare la nostra tecnica pur di eseguire le sue composizioni.
L’ascolto dei suoi concerti suscitava in me un forte coinvolgimento emotivo, unito ad una entusiastica ammirazione, mantenutasi sempre viva anche quando qualche tempo fa sono andato ad un suo concerto nelle vicinanze di Roma.
In quell’occasione l’opportunità si è finalmente concretizzata poiché gli proposi di curare un’antologia di sue
composizioni solistiche per chitarra acustica e di inciderle in una versione esecutiva, ancora inedita, per chitarra
classica. Confortato dall’entusiasmo con cui John accolse la mia proposta ho iniziato a lavorare concretamente al
progetto musicale ed editoriale.
Oggi la statura artistica di Renbourn è riconosciuta da tutti. Egli è presente sulla scena musicale fin dagli anni
Sessanta, sempre sostenuto dal giudizio unanime della critica che lo considera, concordemente, uno dei chitarristi
acustici più rappresentativi dell’ultimo mezzo secolo. La sua musica nasce e si sviluppa in un’epoca storica caratterizzata da grandi fermenti socioculturali, fonte di input fondamentali per la creatività musicale. Durante gli anni Cinquanta la Gran Bretagna, soprattutto l’Inghilterra con epicentro Londra, ebbe un ruolo fondamentale nel panorama musicale dell’epoca attraverso la nascita dei blues club. Tra le più attive ed importanti fucine musicali di quel periodo, su quella scena si esibivano artisti dalla spiccata personalità creativa ed innovatrice. I successivi anni Sessanta sono stati un momento di fertile competizione sul piano della ricerca e dell’improvvisazione musicale che portò alla formazione di band e gruppi blues sperimentali di importanza storica. Renbourn, fin da allora, dimostra di essere figlio dei suoi tempi testimoniando con sincerità le nuove tendenze innovatrici. Eppure, la sua personalità artistica non recepisce solo le influenze di quel periodo, ma, grazie ad una raffinata e attenta sensibilità, accoglie ogni elemento culturale,
anche eterogeneo, considerandolo fonte inesauribile di ispirazione. Egli è capace di metabolizzare mirabilmente le
numerose contaminazioni dei generi musicali sia popolari come il blues, il folk ed il jazz, sia colti come quelli della
musica del Novecento, dell’Ottocento risalendo fino alla musica barocca, rinascimentale e medioevale. Questa visione multiculturale dell’universo musicale dà vita ad una vastissima produzione di autentici capolavori unici ed originali, dallo stile inconfondibilmente renbourniano. Il suo linguaggio, modernamente eclettico, può ricordare alcuni autori della musica d’avanguardia del secondo Novecento come, ad esempio, Luciano Berio, che, sebbene appartenente ad un’area musicale molto diversa da quella di Renbourn, ha ugualmente cercato di fondere stili e tecniche anche molto differenti tra loro (musica elettronica, musica seriale, jazz, musica popolare ecc.).
La vasta attività musicale di Renbourn comprende sia la formazione di gruppi storici (Pentangle e successivamente The John Renbourn Group e Ship of Fools), sia memorabili formazioni in duo con Bert Jansch, Stefan Grossman, Robin Williamson e Jacqui McShee. Oltre alle opere nate dalla collaborazione con i musicisti precedentemente elencati, la sua produzione include un numero considerevole di composizioni originali, arrangiamenti e trascrizioni per chitarra sola. L’incessante e multiforme attività artistica di Renbourn resta indelebilmente fissata nella sua discografia, davvero imponente. Rispetto a questa vastissima produzione, nella quale la presenza significativa della sperimentazione trova ampio spazio, il seguente lavoro si concentra esclusivamente su alcune opere tra le più importanti per chitarra sola, composte tra il 1964 e il 2010. In particolare questi brani, originali per chitarra acustica, pur nella libertà e modernità delle idee musicali, presentano aspetti propri dello stile classico. La tecnica compositiva di Renbourn, a prescindere da richiami multiculturali, si basa costantemente su procedimenti tipici della musica colta, quali la scrittura ricercata di tipo contrappuntistico e le chiare articolazioni armoniche tonali e/o modali inquadrate in un percorso formale non schematico e sempre logico. A ciò si aggiunge la sua particolare abilità artigianale nel creare bellissime melodie nelle quali il ritmo, spesso sincopato, rende viva ed interessante l’evoluzione del discorso musicale. Questi aspetti sono propri di un pensiero musicale legittimamente definibile “classico”, aspetti che si ritrovano anche in numerosi compositori del Novecento, come Heitor Villa-Lobos e Agustín Barrios Mangoré, il cui linguaggio si è sempre avvalso delle tecniche armoniche e contrappuntistiche colte, pur abbeverandosi alla fonte inesauribile della musica popolare.
Per la sua incessante attività di musicista concertista itinerante in ogni parte del mondo, mi piace accostare Renbourn alla figura di un grande chitarrista spagnolo, contemporaneo di Tárrega, Antonio Jiménez Manjón. Concertista internazionale di notevole successo, dalle eccelse qualità chitarristiche, egli s’impose per la sua personalità colta e raffinata. Un altro rilevante aspetto che avvicina Renbourn ai musicisti sopra descritti è l’appartenenza alla specifica categoria del chitarrista-compositore che si caratterizza per il felice connubio tra la creazione musicale e la profonda conoscenza strumentale: ciò garantisce il rendimento ottimale delle potenzialità tecnico-espressive offerte dallo strumento. Anche in Renbourn ammiriamo i tratti della scrittura idiomatica che consente di eseguire al meglio anche le composizioni di elevata difficoltà strumentale esaltando, nel contempo, le loro peculiarità artistiche.
La realizzazione di questo lavoro è stata resa possibile grazie all’attenta e costante collaborazione con il compositore,
durata più di tre anni e contraddistinta da innumerevoli contatti: email e plichi postali, cui hanno fatto seguito degli
incontri a scadenza annuale, nel corso dei quali ci siamo confrontati su quale fosse il modo più appropriato ed
efficace per eseguire i brani con la chitarra classica, sempre nel rispetto dell’ispirazione primaria. In questa nuova
edizione delle composizioni per chitarra sola di Renbourn, nessuna delle modifiche o integrazioni ai testi originali
è stata condotta in modo arbitrario: era lo stesso John a rielaborare e riscrivere alcune parti risolvendo di volta in
volta le varie problematiche, come pure ad accogliere le soluzioni tecnico-esecutive che via via io gli proponevo.
Per la stesura della seguente revisione per chitarra classica, ove si fosse resa disponibile più di una fonte musicale,
si è adottato il criterio basato sull’esame comparativo. Innanzi tutto, si sono analizzate con attenzione le edizioni
dei brani di Renbourn sinora pubblicate e fino ad oggi considerate importanti testi di riferimento da numerosissimi
interpreti; ciò ha consentito di riscontrare la presenza di taluni errori di stampa, opportunamente corretti, nonchè
significative discordanze tra edizioni diverse. Inoltre, si è rilevata spesso una non sempre esatta corrispondenza fra il testo musicale e l’esecuzione di Renbourn nelle incisioni discografiche; si tratta solo di lievi differenze frutto della propensione improvvisatrice che egli esprimeva in modo naturale durante la registrazione in studio. Le modifiche e le integrazioni apportate hanno fatto sì che l’esecuzione dei brani risultasse congeniale anche alla chitarra classica,
valorizzando il più possibile le peculiarità timbrico-espressive dello strumento. Nello stesso tempo, questa nuova
edizione costituisce un testo di riferimento più affidabile, sia sul piano delle note che della diteggiatura, anche per
l’esecuzione con la chitarra acustica. Per ogni composizione è stata accuratamente realizzata la diteggiatura della
mano destra integrando e migliorando anche quella della mano sinistra grazie ad una annotazione attenta e minuziosa, così da predisporre l’esecutore, specie quello classico più esigente, ad una lettura comoda e piacevole. La scrittura polifonica è stata considerata con estrema attenzione, adottando una grafia musicale particolarmente chiara che si rivela utile specie nei passaggi più complessi sotto il profilo della durata e delle articolazioni, passaggi assai frequenti nelle composizioni di Renbourn. I testi originali sono stati integrati e completati aggiungendo opportunamente i segni di dinamica e di agogica, le indicazioni espressive e quelle relative al carattere del brano. In particolare si è preferito inserire i segni di dinamica con una certa sobrietà, lasciando all’interprete un margine di libertà più ampio, funzionale alla sua performance esecutiva.
La parte finale del libro contiene due appendici: la prima, denominata Varianti Alternative, riporta alcuni passaggi
eseguibili anche con diteggiature diverse ed altri in cui si propongono effettive modifiche melodiche e/o armoniche.
In questa prima appendice, limitatamente a determinate battute di alcuni brani, è data anche una versione per
chitarra acustica. La seconda appendice, denominata Tavola dei Simboli, fornisce spiegazioni riguardanti la simbologia utilizzata nella presente raccolta.
È mia profonda convinzione che le splendide composizioni di Renbourn, per il loro rilevante valore artistico,
abbiano pieno diritto di entrare a far parte della odierna letteratura per chitarra classica, accanto alla produzione
di compositori da tempo ed unanimemente considerati “autori di riferimento” dai chitarristi classici. Inoltre, non
si sottovaluti il fatto che i brani, sebbene scritti senza scopi didattici, grazie alle loro caratteristiche morfologiche
e di linguaggio musicale, oggi rappresentano un’efficacissima e stimolante risorsa per la formazione del giovane
chitarrista. Mi auguro, pertanto, che il presente lavoro possa costituire uno strumento così efficace e convincente da suscitare, negli esecutori di oggi e di domani, attenzione ed interesse per l’arte tanto ricercata quanto sincera ed emozionante di John Renbourn.
Marco Rossetti
Roma, giugno 2012
Biografia
John renbourn
Nasce a Marylebone Londra l’8 agosto del 1944. Musica
in famiglia. La madre suonava il pianoforte e ha studiato
in Italia.
Studia musica antica e letteratura antica a scuola.
Sostiene gli esami di chitarra al Guildhall di Londra con
Adele Kramer. Studia alla Guildford Art School con John
Kashdan e in seguito alla Kingston Art School.
Si interessa alla musica folk britannica ed americana.
1964 Suona nei club di Londra: The Troubadour, Les
Cousins, The Roundhouse.
Incontra e registra con Dorris Henderson ed anche con
Bert Jansch.
Inizia a registrare da solista per la Transatlantic – “John
Renbourn”, “Another Monday”, “Sir Johnalot of Merrie
Englandes Musyk Thynge & ye Grene Knighte”, “The
Lady and the Unicorn”, – introducendo idee tratte dalla
musica antica.
Insieme a Bert Jansch forma il gruppo dei Pentangle
– nome preso dalla letteratura antica, “Sir Gawain e il
Cavaliere Verde”.
Numerose tournée con i Pentangle come quella negli
U.S.A. con concerti al Carnegie Hall e al Newport Folk
Festival. Nel 1972 i Pentangle si sciolgono.
Pubblica “Guitar Pieces” con arrangiamenti e
composizioni.
1974 Forma The John Renbourn Group con il quale
registra “A Maid in Bedlam”, “Enchanted Garden” and
“Live in America” che ottiene una Grammy Award
nomination.
Concerto alla Royal Albert Hall.
Collabora con Stefan Grossman e suona in Giappone ed
Australia.
Doppio album “Live in concert” registrato alla Sidney
Opera House.
Pubblica “Solo Guitar Pieces”.
1984 Si iscrive come studente al Dartington College
conseguendo la laurea con lode in composizione ed
orchestrazione.
Suona da solista al Carnegie Hall.
Le registrazioni fino a quella data includono anche “The
Hermit”, The Black Balloon” and “Nine Maidens”.
Forma Ship of Fools per un concerto al Central Park di
New York. Nome preso dalla letteratura antica.
Ottiene una cattedra come insegnante a Dartington.
Pubblica “Anthology of Medieval and Renaissance
Music for Guitar”.
Collabora con Robin Williamson. Registra dal vivo
“Wheel of Fortune” che si guadagna una Grammy Award
nomination.
1994 Album “Travellers Prayer” che include arrangiamenti
per sola musica vocale.
Album “Palermo Snow” che include arrangiamenti per
clarinetto.
Istituisce corsi di chitarra in Andalusia e a Creta.
La Martin Guitar Company costruisce la John Renbourn
Signature Model.
Al The Ards Guitar Festival riceve il premio alla carriera
e al BBC Folk Awards il premio alla carriera con i
Pentangle.
marco rossetti
Marco Rossetti, nato a Roma il 22 Maggio 1959, inizia
lo studio della chitarra classica a 16 anni con Vincenzo
Ricciuti.
Parallelamente la passione per la musica rock, folk
e blues si traduce in un vivo interesse per la chitarra
acustica ed elettrica.
Fin dai primi anni Ottanta svolge la sua attività di
compositore e di esecutore al Folkstudio di Roma
(luogo storico, fondato da Giancarlo Cesaroni, dove si
sono esibiti musicisti provenienti da tutto il mondo),
partecipando inoltre a diversi festival ad esso collegati,
con artisti come John Renbourn, Irio de Paula, Preston
Reed, Mike Cooper, Francesco Guccini, ecc.
Nel 1984 prende parte a Firenze alla 2nd Lizard
Convention, ideata da Giovanni Unterberger, insieme
a chitarristi come lo stesso Unterberger, Duck Baker,
Stefan Grossman, ecc.; sempre per la Lizard, nel 1985, ha
inciso un LP (Guitàroma) con alcune sue composizioni
per chitarra acustica.
Completati gli studi sotto la guida di Claudio Capodieci,
diplomandosi presso il Conservatorio “S. Cecilia” di
Roma con il massimo dei voti, frequenta numerosi
corsi di perfezionamento tenuti da musicisti di fama
internazionale come Manuel Barrueco, Angelo Gilardino,
José Tomás, Christoph Yäggin.
Con Luciano Coletta approfondisce quindi importanti
aspetti tecnico-interpretativi legati al repertorio per
chitarra classica.
Inoltre sotto la guida di Franco Sbacco svolge studi
di analisi riguardanti il linguaggio musicale nella sua
evoluzione storico-stilistica.
Nel 2002 pubblica, per GuitArt, un libro ed un CD con
22 sue composizioni dal titolo “Seguendo le nuvole...”.
Vincitore di concorso a cattedre, è docente titolare di
chitarra presso il Conservatorio “F. Torrefranca” di Vibo
Valentia.