Storti Mauro-IL DOMINIO DELLE CORDE-Lezioni di tecnica melodica e polifonica per chitarra-

Storti, Mauro, IL DOMINIO DELLE CORDE. LIBRO

LIBRO METODO DI MUSICA CLASSICA.

SPARTITI PER CHITARRA CON: PENTAGRAMMA.

STUDIO, TECNICA, 

 

Lezioni complementari di tecnica melodica e polifonica per chitarra. Quinta edizione riveduta ed ampliata. Possedere a fondo una tecnica significa possedere a fondo i mezzi per manifestarsi pienamente nell'arte. Tecnica, infatti, non è solamente eseguire la nota giusta al tempo giusto: tecnica è esprimere le più sottili sfumature del sentimento con un vibrato, un crescendo, un ritardo, una nota tenuta, un suono metallico, o dolce, o sfumato.

A partire dalla fine del secolo scorso, l'arte chitarristica è stata soggetta a due svolte decisive: la prima è il sorgere della Scuola di Tarrega consistente, dal punto di vista musicale ma con le conseguenze tecniche derivanti, nell'abbandono del sistema delle posizioni similari a quelle del violino, reso necessario dall'esigenza di una più precisa configurazione timbrica delle parti nello spirito della musica romantica; la seconda, già iniziata da tempo e ancora in atto, è l'arricchimento della letteratura chitarristica con l'abbondante produzione di musica contemporanea ispirata all'arte di Andrés Segovia e dei suoi più valenti discepoli. A questi due fenomeni, la cui portata enorme sta alla base dell'attuale rinascita della chitarra, fa riscontro una paradossale stasi della didattica che ancora oggi si basa quasi esclusivamente sulle opere dei grandi esecutori dell'Ottocento. Lungi dal volere in alcun modo sminuire il valore storico-artistico dei metodi di Carulli, Carcassi, Giuliani, Aguado e Sor, è incontestabile che essi, esaminati alla luce dell'attuale situazione tecnico-musicale, presentano gravi insufficienze. Concepiti entro i ben precisi limiti dello stile classico, essi hanno via via perso della loro attualità ed efficaCia, rispondendo sempre meno alle necessità sorte nelle successive fasi dell'evoluzione musicale, mentre poco o nulla veniva ad aggiungersi a questo fondamentale gruppo di opere. Il grande apporto di Tarrega alla scuola della chitarra si è tradotto solo raramente in una chiara enunciazione scolastica, preferendo egli, nella sua eletta natura di artista, dare una forma alle sue intuizioni traducendole in studi e preludi, sull'esempio dei suoi contemporanei. È purtroppo doloroso constatare che laddove il genio artistico è più grande, il senso didattico fa spesso difetto: troppo intento a vivere la propria arte, il grande artista non ha il tempo di soffermarsi a farne l'analisi. Che pensare oggi di un Carcassi o di un Carulli che impostano il loro metodo sulla successione delle tonalità passando con disinvoltura da un quanto mai succinto esercizio melodico ad uno studio a più voci, ignorando quasi totalmente la mano destra? Che pensare del metodo di Giuliani che, pubblicato sotto il mistificante numero di Op. 1, rivela un ben scarso senso didattico, chè se il povero principiante sopravviverà alla noia dei suoi 120 arpeggi, difficilmente non soccomberà di fronte alle difficoltà delle pagine seguenti! Che pensare infine di Aguado e di Sor che, saltando a piè pari tutta la fase preparatoria, propongono allo studente, fin dalle prime pagine, quei deliziosi ma non facili brani degni di un ben più felice destino che quello di essere maltrattati da mani inesperte? Ancora oggi lo studente di chitarra cercherebbe invano un «filo d'Arianna» che possa guidarlo infallibilmente «dai primi timorosi passi fino alle altezze della perfezione» (Segovia). I due punti deboli dell'incoerente filone didattico cui attingono oggigiorno per la maggior parte insegnanti ed allievi sono l'avviamento allo studio ed il passaggio dalla tecnica classica a quella contemporanea. L'esigenza di un nuovo e più razionale metodo di iniziazione è tanto più sentita oggi in quanto l'età media degli studenti si è notevolmente abbassata. Fino a non molti anni fa si riteneva che lo studio della chitarra potesse essere intrapreso con profitto non prima degli 11-12 anni d'età, ma era in realtà la mancanza di testi e di strumenti adeguati a rendere quasi sempre infruttuoso un accostamento più precoce. Quanto al passaggio dalla scuola classica a quella moderna e contemporanea, che di solito si verifica intorno al IV-Vanno, esso può essere fonte di considerevoli difficoltà e talvolta di amare delusioni specie per quegli allievi che, per essere più diligenti, hanno meglio assimilato impostazioni e formule tecniche inadeguate o sorpassate. È bene ricordare, a tal proposito, che gran parte degli studi classici, soprattutto della scuola italiana, come pure arpeggi e scale in prima posizione, si prestano ad essere eseguiti agevolmente (forse più agevolmente!) con una errata impostazione della mano sinistra. L'uso del pollice sulla sesta corda, che lo stesso Carulli praticava, era allo stesso tempo causa e conseguenza della posizione obliqua della mano sinistra. Sui larghi manici delle moderne chitarre, tale posizione, che impedisce l'importante azione a largo raggio del mignolo, si rivela un serio impedimento, capace di rimettere in discussione tutto il lavoro svolto in anni di studio. La mano destra, dal canto suo, irrigidita da un lavoro quasi esclusivamente di arpeggio, manca di leggerezza, di mobilità, di agilità e di precisione negli attacchi. L'unico modo di aggirare questi gravi ostacoli consiste nell'affiancare agli studi tradizionali, che pur conservano, se intelligentemente selezionati e riveduti, una insostituibile funzione formativa, adeguati esercizi di tecnica capaci di prevenire l'uso errato delle mani e di familiarizzare l'allievo, fin dal primo anno, con le formule ed i procedimenti propri dell'esecuzione moderna.

L'odierna produzione chitarristica, opera di compositori in gran parte non chitarristi e quindi libera da ogni condizionamento strumentale, richiede da parte dell'esecutore un possesso totale dello strumento che può realizzarsi, a mio avviso, solo al di là del sistema tonale in quanto, proprio perché sistema, esso esclude infinite altre possibilità musicali e quindi tecnico-strumentali. Solo la pratica di esercizi atonali può consentire l'approfondimento di certi aspetti nuovi della tecnica che, apparentemente marginali, si rivelano a posteriori come fondamentali per l'esecuzione di alto livello.

Le lezioni che presento in questo volume, sono ispirate a questi concetti e mirano a sviluppare, in maniera armonica e interdipendente, tanto le facoltà fisiche (elasticità, velocità, forza ugualmente ripartita fra le varie dita, sicurezza negli attacchi e nei cambi di posizione) quanto le facoltà mentali (esatta percezione delle distanze, visione interiOre della tastiera, sensibilizzazione ai rapporti fra lo spazio della tastiera e lo spazio musicale, memoria e potere di concentrazione). Solo l'assimilazione di questi elementi può far compiere il miracolo di trasformare quell'oggetto inerte che è lo strumento musicale in una parte viva e animata dell'esecutore.

Prezzo: €19,99
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Articolo: 6266
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88
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